La Galleria Vistamare inaugura sabato 1 luglio 2017 una mostra di opere appartenenti a tre grandi artisti del panorama internazionale dell’arte contemporanea: Giovanni Anselmo, Lothar Baumgarten, Haim Steinbach. I lavori esposti, molti dei quali relativi a cicli importanti, rivelano, pur nelle evidenti differenze, un modo nuovo e comune di concepire l’arte, nell’allontanamento definitivo dalla figuratività, così come nella scelta di una forma priva di qualsiasi orpello, che rifugge il consueto canone estetico per ricercare una struttura e un fine più profondi e misteriosi.
Le diverse sale della galleria sono dedicate alternativamente alle opere dei tre artisti che, in alcune di esse, scelgono di realizzare dei lavori in situ.

Giovanni Anselmo (Borgofranco d’Ivrea, Italia 1934)
Nel 1965 Anselmo abbandona definitamente la pittura, divenendo da subito uno dei principali esponenti del movimento dell’Arte Povera. I lavori sono il risultato dell’interazione tra materiali assai diversi tra loro per natura, provenienza e composizione. La scelta di elementi, spesso incompatibili e contrapposti, genera contrasti inaspettati, sottolineando la vitalità intrinseca degli strumenti scelti: ne consegue una tensione costante che dà vita a quella che l’artista stesso definisce “fisicizzazione dell’energia”.
La sua visione essenziale del mondo indaga tutte le categorie: dello spazio, del tempo e del movimento. Sempre tesa a ricercare i concetti assoluti di finito e infinito, visibile e invisibile, tutto e particolare, su cui si basa la poetica tutta. Il distacco dalla rappresentazione figurativa si manifesta in presenze immanenti: massi di pietra e granito con cui Anselmo sonda la dimensione del peso, dell’energia e della gravità. A essi spesso affianca l’Oltremare, rappresentazione fisica dell’altrove, luogo oltre l’orizzonte del mare, terra lontana da cui anticamente il minerale di colore blu veniva importato in Europa e trasformato in pigmento. Lo squarcio di blu nella parete smaschera il desiderio costante di scoprire luoghi inesplorabili, instaurando il collegamento, sempre anelato, tra cielo e terra.
In un altro dei lavori in mostra, un cavo stringe ai suoi estremi, mediante il cappio, due blocchi di granito posti a cavallo di una tela intelaiata e appoggiata al muro. L’uso della tela su cui Anselmo decide di sistemare i pesanti massi evidenzia la distanza dell’artista dalla pittura tradizionale, decidendo di utilizzarne il supporto per eccellenza per un fine dal sapore pragmatico e assai spiccio. I blocchi, come liberati del loro peso, appaiono colori sospesi sulla tela, sfidando le stesse leggi di gravità. Ogni singolo elemento dell’opera finendo con lo svelare l’irriducibile dialettica tra il tutto e il particolare.
Giovanni Anselmo riceve nel 1990 il Leone d’Oro per la Pittura alla Biennale di Venezia. I suoi lavori sono esposti in musei in tutto il mondo, fra i quali: l’Hirshhorn Museum and Sculpture Garden di Washington, il Museum of Modern Art di New York, il San Francisco Museum of Modern Art, lo Stedelijk Museum di Amsterdam, il Beaubourg di Parigi, la Tate di Londra, Australian National Gallery di Canberra.

Lothar Baumgarten (Rheinsberg, Germania 1944)
Baumgarten è un artista concettuale tedesco che vive tra la Germania e gli Stati Uniti, la cui ricerca si concentra già a partire dagli anni ‘70 sullo scorrere del tempo e di come questo possa influenzare la natura, la conoscenza umana, così come l’economia e il potere.
Il suo forte interesse per le Americhe e le loro popolazioni indigene si manifesta in una diversificata pratica artistica che vede lavori specifici sul sito, sculture, testi, fotografia e film.
Tra il ‘78 e il 1980 passa circa 18 mesi tra la comunità indigena Yanomami del Venezuela, denunciandone gli sforzi presenti e i cambiamenti radicali subiti. La severa ricerca antropologica, tra la gente di questo popolo primitivo, consente a Baumgarten un’indagine approfondita della storia e della violenza, temi troppo spesso connessi, così come dell’ambiente e degli stravolgimenti su esso che ciclicamente si ripetono. Dal perenne conflitto tra cultura e natura l’artista ricava opere in cui il linguaggio e i nomi stessi diventano elementi fondanti, come lui stesso dichiara “nominare è la forma più basica di potere”. I lavori in mostra rivelano l’ampio utilizzo dei mezzi, dalle foto in bianco e nero scattate nella fine degli anni ‘70, durante l’esperienza indigena in quella che, una lettura postuma, identifica come la terra d’El Dorado, alle scritte che, come festoni volanti sui muri, nominano le diverse specie di uccelli tipiche dell’America del Sud, alla grande scultura intitolata [Arché]_(Ark), 1969-2016, realizzata con rami e piume degli indiani d’America. Tutte le opere contribuiscono alla determinazione di uno spazio contemplativo e reverenziale.
Lothar Baugarten riceve nel 1984 il Leone d’Oro per la Pittura alla Biennale di Venezia. Molti suoi lavori appartengono a prestigiose collezioni e musei internazionali: Tate Modern, Londra; Dallas Museum of Art; il MOMA, New York; Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía, Madrid; Museu d’Art Contemporani de Barcelona; Museum Abteiberg, Mönchengladbach; Museum Folkwang, Essen; Museum für Moderne Kunst, Frankfurt am Main; Metropolitan Museum of Art, New York; Hamburger Bahnhof, Berlin; National Gallery of Art, Washington, D.C.; National Museum of Modern Art, Kyoto; Stedelijk Museum, Amsterdam; Van Abbemuseum, Eindhoven; De Pont museum, Tilburg and Vancouver Art Gallery.

Haim Steinbach (Rehovot, Israel, 1944)
Nel 1957 all’età di 13 anni, Steinbach lascia Israele per New York, dove tuttora vive. A partire dagli anni Ottanta diviene uno dei principali esponenti di una pratica artistica fondata sulla diversificazione, la presentazione e la visualizzazione di oggetti. Allo scopo di metterli in luce, l’artista concepisce strutture e dispositivi di varia natura su cui dispiegarli. Gli oggetti presentati spaziano dai naturali ai quotidiani, dagli artistici agli etnografici, dando forma a opere d’arte che evidenziano la loro identità e significati intrinseci. Esplorando gli aspetti psicologici, estetici, culturali e ritualistici degli oggetti e del contesto da loro abitato, Steinbach ridefinisce lo status dell’oggetto nell’arte.
La sua pratica sottolinea l’aspetto ontologico delle cose ed è stata associata alla recente filosofia dell’ Ontologia Orientata agli Oggetti.
Per Vistamare, l’artista si concentra sulla mutabilità dei significati insiti in un oggetto, con speciale riferimento a forma e colore, e in particolare ai modi in cui l’architettura è essa stessa oggetto a prescindere dalla sua natura, forma e dimensione. A sua volta, l’oggetto è un’architettura: occupa lo spazio allo stesso modo dell’interno o l’esterno di un volume [architettonico]. Il colore viene percepito attraverso i sensi, le emozioni e le nostre parole. Anche il contesto è importante e le pitture murali di Steinbach coinvolgono l’architettura; un muro è una parte significativa dell’architettura. L’opera d’arte, una parete dipinta, duplica il muro e migliora la nostra percezione del suo assetto spaziale. A Vistamare, Steinbach presenta due dipinti murali basati sul “Trionfo della Morte” di Gabriele D’Annunzio: “da soli, le vele rosse, superbe come se fossero di porpora, spezzarono la luce diffusa e …. una nebbia, Leggermente tinto di violetta, accarezzò le coste lontane”.
Insieme ai dipinti murali, Steinbach presenta due altri lavori, Untitled (Pantone 877) e Untitled (Pantone 672C). Queste opere sono realizzate con scatole in latta colorata con colori codificati secondo il sistema sviluppato dalla società di standardizzazione del colore, Pantone.
Steinbach ha partecipato nel 1997 alla Biennale di Venezia all’interno della mostra internazionale curata da Germano Celant. I suoi lavori sono nella collezione permanente di molti musei internazionali: il Museum of Modern Art, New York; Museum of Contemporary Art, Los Angeles; Centre Georges Pompidou, Parigi; Menil Collection, Houston; Städel Museum, Francoforte; Tate Modern, Londra; Guggenheim Museum, New York; Stedelijk Museum, Amsterdam; Israel Museum, Gerusalemme; Museum Moderner Kunst di Vienna e il Museum of Contemporary Art di Chicago.