La mostra di Armin Linke e Kuehn Malvezzi presso la Galleria Vistamare di Pescara nasce da un progetto all’Haus der Kunst di Monaco: Carlo Mollino Maniera Moderna curato da Armin Linke e Wilfred Kuehn e realizzato con lo studio Kuehn Malvezzi. Mentre a Monaco architetti e artista hanno studiato e presentato la poliedrica attività di Carlo Mollino (che ha attraversato architettura, design, fotografia, scrittura, per raccontare concetti e strategie di un pensiero architettonico estremamente contemporaneo), a Pescara il punto di vista si ribalta.

Qui la Maniera Moderna dell’architetto torinese diventa l’occasione per osservare il lavoro di Armin Linke e Kuehn Malvezzi, che a loro volta osservano Mollino. Il filo conduttore è costituito da architetture, interni, mobili, fotografie, spazi inventati, e installazioni di Carlo Mollino che sono il soggetto delle fotografie di Armin Linke, e la fonte d’ispirazione dei mobili concettuali che Kuehn Malvezzi ha progettato.

La mostra scandisce nelle opere di Linke temi, interessi, passioni di Carlo Mollino: da quello dell’architettura alpina con immagini straordinarie come quella della Funivia del Furggen a Cervinia, fino all’architettura come display in luoghi come il Teatro Regio di Torino, e ancora all’idea di architettura come set, spazio della rappresentazione collettiva e privata: dal dancing Lutrario a interni di case e studi. Ma più che su singoli temi la mostra si focalizza su un concetto di spazio e di architettura lucido e geniale, del tutto anticonvenzionale e moderno, un concetto che, come ha scritto Wilfried Kuehn nel catalogo della mostra di Monaco, parte dall’idea estremamente contemporanea del montaggio, un metodo che ha connotato molta arte degli ultimi anni, e che è alla base del lavoro di Armin Linke e di Kuehn Malvezzi.

Montaggio significa individuare, scegliere, appropriarsi di elementi diversi, che vengono montati in un contesto differente per assumere un nuovo significato e costruire una nuova narrazione. Il montaggio fotografico è uno dei modi di costruire lo spazio di Mollino, ma anche le sue architetture sono montaggi, così come gli interni, che ha abitato o realizzato per altri.

Quest’idea è anche la chiave delle fotografie di Armin Linke. Nell’ immagine della Funivia del Furggen, ad esempio, l’artista sceglie uno scorcio dell’architettura assolutamente personale e specifico, che più che descrivere quell’edificio ne distilla il concetto e costruisce una nuova narrazione includendo altri elementi. In quest’opera Linke legge le pareti esterne del Furggen come fossero quinte teatrali, sottolineando anche l’idea di architettura come display, come palcoscenico. Da qui si vede un paesaggio alpino innevato che entra a far parte dell’edificio come in un montaggio. L’intera immagine da questo momento in poi può anche perdere i suoi connotati realistici per diventare un’altra cosa, una descrizione astratta di un luogo, o una narrazione metafisica. Ma può anche tornare a essere letta come l’architettura di Mollino.

Kuehn Malvezzi realizzano un tavolo e un mobile bar, quest’ultimo in omaggio all’estetica ‘molliniana’, e a quell’estetica desueta anni Cinquanta e Sessanta in cui quest’oggetto era considerato un pezzo di design ‘moderno’. Il montaggio per Kuehn Malvezzi inizia qui, dal concetto, dalla scelta di una tipologia anacronistica, dall’appropriazione di un’idea che viene trasformata in altro: in un mobile contemporaneo dove materiali, specchi e fotografie, che lo stesso Mollino aveva ingrandito e utilizzato in un interno, diventano citazioni, non tanto e non solo del lavoro dell’architetto, ma di un metodo di lavoro. Appropriazione, montaggio, ri-significazione è questo il metodo di Kuehn Malvezzi. Nella Flick Collection dell’Hamburger Bahnhof di Berlino, ad esempio, gli architetti sottolineano gli ex magazzini della stazione, già esistenti, con un intervento visivo, che li rende molto evidenti ma creando funzione e significato differenti da quello originario. Per Documenta XI a Kassel Kuehn Malvezzi sono intervenuti, invece, su un’ex birreria sottolineando con una parete-panca la struttura esistente. Qui l’architettura non si vede quasi, ma si appropria completamente dello spazio e lo trasforma radicalmente. Un’altra notevole operazione di montaggio è quella realizzata in un recente intervento al Museo del Novecento di Milano, dove gli architetti hanno realizzato un’installazione in cui includono il famoso Arabesco al Neon del 1951 di Lucio Fontana, il Museo, la vista su Piazza Duomo nel centro di Milano.

In occasione della mostra realizzata presso Vistamare il dialogo è a tre fra Mollino, Armin Linke e Kuehn Malvezzi, che condividono metodi e strategie.

Testo di Cloe Piccoli