Haim Steinbach è nato a Rechvot, in Israele, nel 1944. Sin dai primi anni Ottanta si è imposto come una tra le personalità più significative del panorama artistico internazionale. Ha partecipato ad importanti appuntamenti internazionali, come Documenta IX a Kassel nel 1992 e alle edizioni della Biennale di Venezia del 1993 e nel 1997. Tra le mostre realizzate negli ultimi anni, segnaliamo Artists’ Gifts, al Museum of Contemporary Art di Los Angeles e Definitively Provisional, alla Whitechapel Project Space, di Londra nel 2003; East Village USA, al New Museum of Contemporary Art di New York nel 2004; e In the Darkest Hour, There May Be Light, alla Serpentine Gallery di Londra nel 2006. Attualmente vive e lavora a New York.

Haim Steinbach è noto come l’iniziatore di una pratica artistica basata sulla selezione e la composizione di oggetti già esistenti. Gli oggetti sembrano esposti, ma in realtà essi sono sistemati come se fossero messi in scena e la loro disposizione può essere paragonata a un arrangiamento musicale, all’ Haiku, o alla poesia resa concreta. La scelta degli oggetti e il loro raggruppamento riflette le loro affinità tipologiche e le loro relazioni metonimiche.
Gli oggetti hanno uno scopo, nel senso che sono stati concepiti per soddisfare funzioni e bisogni sia pratici che psicologici, essi tendono ad occupare uno spazio più dialettico che ideale. Il fatto che ci siano così tanti tipi e generi di oggetti di ogni categoria, rende evidente che la personificazione è un fatto reale. In altre parole, gli oggetti hanno una presenza e come dei personaggi, occupano un’identità ontologica e fenomenologica, in quanto esistono in se stessi e per se stessi. Nella nuova situazione di globalizzazione, l’incontro di oggetti in relazioni e contesti inattesi è la prova di un’esperienza che trascende la storia. Le contraddizioni storiche, le proiezioni psicologiche e le relazioni visive si traducono in uno spazio aperto di immaginazione percettiva dove l’incontro casuale è la norma.
A Vistamare Steinbach espone un gruppo di opere relative ai suoi incontri recenti con oggetti di varie persone e di vari luoghi. Per esempio, nel quartiere di Ocean Beach a San Diego, California ci sono molti negozi di antiquariato e di oggetti usati che l’artista frequenta spesso e dove ha trovato svariati sanitari in miniatura e due minuscole brocche a forma di faccia. La faccia è leggermente distorta, allungata e la sua forma la fa assomigliare a una persona che ha sentimenti e addirittura una sua opinione sull’esistenza, come se dicesse “io esisto”, “sono viva”.
Un’altra opera, intitolata “Golden (for Felix)” [“Dorate (per Felix)”] consiste in una selezione di oggetti accostati ad uno spazio pieno di carte dorate di caramelle che facevano parte di un grande tappeto di centinaia di caramelle, i resti di un’opera dell’artista Felix Gonzalez – Torres. Poiché l’intenzione di Gonzalez – Torres era che i visitatori prendessero e mangiassero le caramelle, il desiderio di Steinbach è quello di conservare le carte lasciate e presentarle in un contesto che permette ad altre inattese narrative di prendere forma.

Benedetta Spalletti ha chiesto a Haim Steinbach di prendere in considerazione l’idea di creare un’opera con la pietra della Maiella che si trova in Abruzzo. Le pietre fanno parte della terra e del paesaggio, ma vengono anche estratte per vari usi nelle case, nei cimiteri e come materiale per sculture. Quando si sviluppano le relazioni, si sviluppa anche l’immaginazione, e la memoria prende forma in rapporto all’esperienza e ai fatti. L’artista utilizza una pratica e un contesto per creare delle opere che catturano i momenti in cui lo spazio e il tempo interagiscono. Disporre gli oggetti è un modo di suggerirne il significato. Ma una pietra può essere un oggetto? A Vistamare Haim Steinbach continuerà il suo dialogo con Benedetta Spalletti sulla pietra della Maiella, attraverso il semplice atto di metterla lì.