La Galleria Vistamare inaugura il 31 ottobre 2015 una mostra di Sol LeWitt ed Eloise Hawser, perseguendo un programma di mostre che vedono affiancate importanti figure di artisti da lungo tempo consacrati a rappresentanti più giovani del panorama internazionale.
Per questa esposizione le opere di entrambi si affiancano e giustappongono in un dialogo che si snoda lungo le stanze della galleria. L’accostamento dei singoli lavori rivela, nella assoluta diversità del percorso artistico e dei mezzi utilizzati, un comune interesse nello sviluppo dell’idea di modularità, di motivi che ricorrono costantemente e in maniera sequenziale.

Sol LeWitt (Hartford, Connecticut 1928 – New York 2007)
Figlio di immigrati ebreo-russi in America, Sol LeWitt è stato ed è una delle figure eminenti del movimento Minimalista e Concettuale dalla seconda metà del Novecento in poi.
Dopo il periodo universitario, studia arti visive alla Syracuse University, e brevi esperienze come grafico per riviste e progettista presso lo studio dell’architetto I.M. Pei, LeWitt si avvia a sviluppare un corpus di idee che, prendendo le distanze dall’action painting, lo conduce all’ideazione di una serie di strutture basate su un rigido sistema logico di procedura concettuale, che esclude qualsiasi coinvolgimento emotivo dell’artista nella costante ricerca di elementarità e rigore formale.
Le sue strutture, termine che preferiva a sculture, sono dei semplici moduli basilari che indagano la forma solida del cubo, un cubo aperto il più delle volte. Le forme geometriche diventano matrici moltiplicate nello spazio. Nel 1968 realizza per Paula Cooper il primo Wall Drawing; uno dei pochissimi realizzati di sua mano, tutti gli altri verranno successivamente eseguiti dai suoi assistenti. Ed è uno dei suoi disegni murali che occupa una delle stanze della galleria, eseguito, così come egli voleva, da assistenti che tutt’oggi viaggiano il mondo realizzando i suoi progetti. Per LeWitt l’arte concettuale stabilisce il primato dell’ideazione sulla creazione, il pensiero diventa più importante della sua espressione nel processo artistico: tutto risiede nell’idea la cui realizzazione può essere eseguita da chiunque in base a rigide e precisissime istruzioni. Il Wall Drawing #460 in mostra svela appieno questi presupposti: sulla piatta superficie muraria si dispiegano coni, piramidi, disegni isometrici, il più delle volte  in  bianco  e  nero. Queste  forme  si  arricchiscono  di  un’ampia  gamma cromatica data dalla sovrapposizione degli inchiostri in misteriose e affascinanti miscele.    Le pareti sono ignare di ostacoli e cesure. I wall drawing rivelano la forte influenza esercitata dai grandi maestri del ‘300 e ‘400 Italiano: LeWitt guarda con ammirazione agli affreschi di Giotto e Masaccio così come alla prospettiva appiattita e volutamente bidimensionale delle figure di Piero della Francesca. I suoi disegni a parete risolvono il problema del rapporto tra figura tridimensionale e superficie bidimensionale, evocano, aggiornandola, la pittura “a fresco”. Artista prolifico, a partire dagli anni ‘80 realizza delle sculture in blocchi di cemento accatastati l’uno sull’altro, tutti uguali e posti in simmetrica progressione. L’opera intitolata Horizontal Progression #6 del 1995 mostra in modo esemplare come l’utilizzo di strutture modulari abbia sempre origine dalla forma del cubo aperto degli esordi. In mostra anche un gruppo di guache del 2003: le carte sono gli unici lavori che l’artista americano realizza di sua mano. In seguito a una lunga permanenza in Italia, paese che amava e in cui a lungo soggiorna, LeWitt dà vita a una serie di immagini libere da schemi, fluttuanti e sensuali, realizzate in colori contrastanti. Sono lavori creati in serie e basati su un motivo specifico che delinea il costante interesse per la serialità e modularità.

I lavori di Sol Lewitt sono presenti nelle più importanti collezioni museali e private del mondo: Tate Modern, Londra, il Van Abbemuseum, Eindhoven, Museo Nazionale Serbo, Belgrado, Centre Georges Pompidou, Parigi, Hallen für Neue Kunst Schaffhausen, Svizzera, Galleria Nazionale Australiana, Canberra, Australia, Guggenheim Museum, the Museum of Modern Art, New York, Dia:Beacon, National Gallery of Art, Washington D.C. e l’Hirshhorn Museum and Sculpture Garden.

Eloise Hawser (Londra 1985) appartiene alla generazione dei giovani artisti inglesi.
Forte di una formazione artistica presso la Ruskin School of Art di Oxford, la Hawser si concentra su un lavoro teso a riconfigurare e proporre materiali dall’apparenza banale, quotidianamente utilizzati nei processi industriali, per realizzare opere e installazioni in grado di svelarne l’intrinseca mutevolezza. In tal modo l’artista esplora il potenziale di oggetti, ora dichiarati obsoleti, destinati nelle sue opere a rivivere attraverso un uso decontestualizzante e contemporaneo.
Le tre opere in mostra (Karoshi 2011, Chorley 1 e 2, 2013), le tele in poliestere che riprendono i motivi delle buste postali così come i prototipi di teste poggiati su plinti in resina, elaborano la generosa poetica di quest’artista in grado di offrire, attraverso una rielaborazione del tutto personale, vita e significato nuovo a oggetti ormai dimenticati dal tempo. Strumenti che svolgevano una funzione precisa, spesso meccanica, rinascono, attraverso lo studio scrupoloso e una attenta sensibilità, espressione di un’arte fresca e originale.

Eloise Hawser si è laureata alla Ruskin School of Art, Oxford nel 2007 e ha proseguito gli studi alla Stadelschule di Francoforte con Tobias Rehberger (2009-2012). Tra le mostre recenti: nel 2015 Weighted Data (group show), Tate Britain, Londra; Surround Audience, Triennial (group show), New Museum, New York, NY; 2014 Europe, Europe, Astrup Fearnley Museum, Oslo (group show); Don’t You Know Who I Am? Art after Identity Politics (group show), M HKA, Anversa, Belgio. 2013; Burn These Eyes Captain and Throw Them in the Sea (group show), Rodeo, Istanbul, Turchia; Soft Wear curata da Philip Zach, Sandy Brown, Berlino, Germania; Of Love, Pain, and Passioned Revolt (Then Farewell, My Beloved, ’til It’s Freedom Day), ZERO, Milano; One After One, (group show), Vilma Gold, Londra. Mostre personalialla Frieze Art Fair, Frame section, Londra, UK, Liste 18, Basel con VI, VII (Oslo); e Haus der Braut, VI, VII (Oslo).

Si ringrazia la galleria Alfonso Artiaco, Napoli