La Galleria Vistamare inaugura sabato 22 ottobre alle ore 18.30, presso la sede storica di Largo dei Frentani 13 a Pescara, una mostra collettiva dal titolo “Orizzonti”.

Le opere in mostra, tutte fotografiche, mettono a confronto tra loro artisti dal percorso creativo assai diverso, che in quest’occasione dialogano sul tema comune dell’orizzonte, nel tentativo di esplicitare ognuno la sua personalissima visione.
Ai nomi storici della galleria come Mimmo Jodice e Armin Linke, Mario Airò e Bethan Huws, si affiancano per la prima volta le opere dell’artista britannico Darren Almond assieme a quelle di Man Ray e di storici fotografi del panorama italiano come Luigi Ghirri e Mario Giacomelli, assieme alla giovane Linda Fregni Nagler.

“Viviamo tutti sotto il medesimo cielo, ma non tutti abbiamo lo stesso orizzonte”
Konrad Adenauer

Il progetto “Orizzonti” nasce da un desiderio di collaborazione visiva, umana e concettuale, grazie al quale lo sguardo di ogni artista riesce a soffermarsi sul lavoro dell’altro, dando luogo a una incredibile sinergia creativa. Tutte le opere in mostra rivelano un comune punto di vista, nelle diverse sensibilità, rivolto a quella linea da sempre identificata come “l’apparente congiunzione tra cielo e terra”. L’orizzonte è tema di largo fascino, su cui i grandi pensatori hanno storicamente dibattuto. La sottile linea visiva che separa e ricongiunge la terra e il mare al cielo, riunendo così gli elementi sostanziali della nostra vita sulla Terra, è stata oggetto di riflessioni per astronomi, filosofi, matematici, poeti e marinai. Anche gli artisti in mostra volgono lo sguardo a questa linea, curva nella sua realtà fisica, nel tentativo di descrivere e svelare agli occhi degli astanti il collegamento enorme tra finito e infinito, il desiderio tutto umano di riconnessione all’assoluto, che si traduce visivamente in un semplice bordo.
Le opere in mostra di Mimmo Jodice (Napoli, 1934), grande maestro della fotografia italiana, appartengono ad alcune delle serie che maggiormente ne hanno contraddistinto la lunga carriera: Marelux e le Attese. In entrambe, attraverso un bianco e nero realizzato grazie a una molteplicità di grigi, il maestro partenopeo indaga la linea orizzontale volgendo lo sguardo alternativamente al mare e a immagini che, nella loro staticità, richiamano i paesaggi vuoti e come congelati delle opere metafisiche di De Chirico. Le due grandi opere di Armin Linke (Milano, 1966) scrutano l’orizzonte per sottolinearne non solo la prestanza fisica, come nella distesa di ghiaccio e neve di Ice pack, ma anche la presenza umana e la controversa relazione che essa stabilisce con i luoghi abitati, andandone a modificare in maniera definitiva il profilo iniziale. Nelle foto di Darren Almond (Wigan, UK, 1971) la poesia incontra il concettuale. I suoi paesaggi, ravvivati da scie luminose, possiedono una qualità spettrale, rivelando un sentimento di malessere, assai contemporaneo, che ricorda nel suo valore arcano lo stesso svelato da Leopardi nelle liriche de “L’infinito”. Gli orizzonti presentati da Mario Airò (Pavia, 1961) e Bethan Huws (Bangor, Galles, 1961), la cui arte si propaga con mezzi diversi in molteplici direzioni, sintetizzano appieno i percorsi di entrambi: in Airò attraverso l’immagine dei fili luminosi che riannodano i vecchi legami spezzati con la natura e nell’artista gallese, andando una volta ancora a rivelarne l’essenza altamente poetica, nello studio continuo delle proprie origini rurali e in immagini che mostrano il gioco costante del nonsense. Le opere di Man Ray (Filadelfia, 1890 – Parigi, 1976), con la loro tipica e sferzante provocazione dadaista, svelano un orizzonte diverso, lontano da quello geografico, realizzato attraverso silhoutte femminili, profili umani che ricordano dolci pendii collinari, in un gioco di rimandi a tratti spiazzante.
Delle foto in mostra di Luigi Ghirri (Scandiano, 1943 – Roncocesi, 1992), Versailles richiama l’immagine da cartolina, con quelle tipiche sfumature pastellate in auge alcuni decenni fa; qui la linea di confine si incastra anche coi giochi prospettici delle linee di forza date dalle sfarzose architetture francesi. Mario Giacomelli (Senigallia, 1925 – 2000), altro grande maestro nella storia della fotografia italiana, trasmette anch’esso nel contrasto netto e accecante del suo bianco e nero, memore di esperienze e processi tipografici, l’anelare costante dell’artista all’infinito, rincorso anche in versi, attraverso paesaggi che da luogo si fanno immagini poetiche e astratte. L’opera di Linda Fregni Nagler (Stoccolma, 1976) indaga la fotografia attraverso uno sguardo critico e intento a una rilettura storica. Le sue foto rivelano, nella volontà di collezionare e intervenire su vecchie immagini anonime, il desiderio di stabilire nuovi rapporti col passato in una lettura originale ed energizzante.
Il tema dell’orizzonte, cercato e ripensato nelle opere in mostra, a volte con afflato intimistico e poetico, altre con la forza dell’indagine antropologica e geopolitica o attraverso una lettura scientifico-razionale, risorge nelle mille sfaccettature degli orizzonti personali dei singoli artisti.