Vistamare è lieta di presentare la prima mostra personale di Polys Peslikas presso la galleria di Pescara, che segue la mostra ospitata da Vistamarestudio a Milano nel 2018.

La mostra è interamente composta da dipinti inediti e recenti che ruotano attorno a tre soggetti ricorrenti: il retro di una divisa da marinaio, nature morte marittime e uno sgabello solitario. Disposti con sobria parsimonia attraverso le stanze della galleria, questi dipinti di dimensioni varie compongono insieme una drammaturgia silenziosa di ripetizioni, variazioni e riemersioni.

Attraverso questo nuovo corpo di opere, Peslikas approfondisce una metodologia che caratterizza da anni la sua produzione pittorica: immagini spesso provenienti da fonti fotografiche e che l’artista stesso cattura, inizialmente manipolate, ritagliate, ingrandite e ricomposte con la tecnica del collage. Un ricordo lontano è così sezionato e trasformato, permettendo a certe qualità formali di emergere gradualmente dall’immagine stessa. Questo atteggiamento estremamente riflessivo, quasi pensoso nei confronti delle immagini (o, meglio ancora, verso frammenti di esse) trova infine spazio sulla tela, che diventa in questo modo un palinsesto di forme sedimentate. Strati di pittura sono sovrapposti l’uno sull’altro, rimossi e lavorati di nuovo, come se i dipinti fossero una meditazione sull’atto stesso del dipingere.
Parlare di palinsesto in questo caso non corrisponde a un’affettazione: il palinsesto, infatti, è un manoscritto che conserva le tracce della sua forma originaria pur rivelando i successivi ripensamenti e correzioni; è una manifestazione visiva delle intenzioni dell’autore nel tempo, un documento di come la sua visione si formi in modo graduale attraverso un processo di modifiche, incidenti e scoperte.

I dipinti di Polys Peslikas sono luoghi di instabilità e trasformazione: un’immagine ne genera un’altra, i significati sono plurimi e le forme aperte. Guardando i marinai li si potrebbe associare al clichè di una fantasia omoerotica come se ne trovano tante nel cinema e nella letteratura, ma se si guarda meglio ci si accorge che i corpi non ci sono più e che le uniformi stesse sono diventate un motivo quasi tattile, seppure astratto. Le nature morte con soggetti marini conservano la memoria di un genere pittorico nobile ma sono sempre sul punto di precipitare nella nostalgia, come souvenir costieri di poco valore. In realtà, a guardare con attenzione, ci si potrebbe chiedere se quei coralli non siano in realtà arti umani.
Polys Peslikas si confronta con questo campo di iconografie e lo trasforma in un caleidoscopio ossessivo di memorie, in un deposito mutevole di frammenti distanti nel tempo. L’artista estrae da un’immagine una particolare qualità formale e la lascia manifestarsi in modo spontaneo, quasi fosse un organismo vivente. Lungo questo processo, la ripetizione degli stessi soggetti genera un repertorio di gesti: alcuni abrasivi, altri repentini e quasi violenti, altri gentili come una carezza, quasi a voler corteggiare il dettaglio dimenticato di una vita passata.

Pur così elaborati, questi dipinti rivelano una verità semplice, quasi elementare: a volte un ricordo personale rimane vivo per anni, altre volte invece se ne sta lì e viene smosso da un evento insignificante. A volte lo percepiamo come privo di importanza e diventa quasi una forma di decorazione nel contesto più ampio della nostra autobiografia, mentre altre volte e all’improvviso assume il valore di un’epifania e finisce con l’infestare i nostri giorni, espandendo il proprio significato elusivo ben al di là della nostra comprensione. Se ne sta seduto lì e richiama il suo posto nella nostra frammentata e sempre mutabile cognizione del tempo.

Polys Peslikas (1973, Limassol) vive e lavora a Londra. È stato l’artista in residenza al Künstlerhaus Bethanien a Berlino nel 2015-2016. Il suo lavoro è stato presentato a Villa Medici (Roma), NiMAC (Nicosia), Halle 14 (Leipzig) e al Prague Biennial II.
Nel 2017 ha rappresentato Cipro alla 57ma Biennale di Venezia.