“Negli ultimi anni sono stata colpita dalle affinità tra astronomia e cinema. Sebbene la scienza e l’arte siano spesso considerate separate, il mio progetto intende creare forti legami tra loro. A mio avviso sia il cinema che l’astronomia dialogano con lo spazio della luce, del tempo e del concetto di distanza. Direi che l’astronomia e il cinema sono essenzialmente composti da questi elementi di definizione”. Rosa Barba

Vistamarestudio è lieta di presentare Pensiero Spaziolungo la prima personale di Rosa Barba in galleria.

“Il lavoro di Rosa Barba è una sottile interrogazione e cooptazione del cinema industriale come soggetto, attraverso varie forme che potrebbero essere considerate ‘messe in scena’… L’effetto del suo lavoro mette in discussione e rivisita verità e finzione, mito e realtà, il metaforico e il materiale, fino a disorientare … una pratica concettuale che modifica anche la messinscena dello spettatore come un atto di radicale ed esilarante inversione – da recettori di un’immagine (soggetti a un controllo esterno) ci troviamo dentro e in mezzo alla sala macchine a guardare verso l’esterno”. (Ian White, 2011)

Al centro la nuova opera Drawn by the Pulse scultura cinetica muta di 35mm che unisce ricerche astronomiche e tecniche cinematografiche. L’opera analizza la scoperta ‘cinematica’ delle Cefeidi, lo scintillio delle stelle, svelato dell’astronoma americana Henrietta S. Leavitt (1868-1921) chiamata ‘Harvard human computer’, come le tante donne che svolgevano il compito ripetitivo di studiare lastre fotografiche, come parte di una ricerca sulle proprietà delle stelle.
“Ero intrigata da come le stelle lavorano come un proiettore e da come Henrietta S. Leavitt lavorasse come un regista”. (Rosa Barba)
Girato all’Harvard Astronomical Observatory, il lavoro è dedicato alle ricerche della Leavitt sull’osservazione, la quantificazione e il calcolo del colore e della luminosità delle stelle rese visibili sulle lastre di vetro fotografiche prodotte da due telescopi di Harvard. Attraverso la sua scoperta, l’Universo apparve più ampio rispetto a quanto si pensasse fino ad allora.

In Language Infinity Sphere l’artista prosegue la ricerca semantica sul linguaggio. L’opera è frutto di un atto performativo: con un movimento unico e ripetitivo l’artista muove sulla tela una sfera pesante coperta completamente da caratteri tipografici in piombo – ricevuti in eredità da una tipografia italiana che ha chiuso dopo 40 anni di attività- creando un testo frammentato che si fissa sulla tela. Il lavoro è una ribellione contro la rarefazione del linguaggio contemporaneo.
Per la serie Footnote (…being able to perceive it…) un frammento di testo scritto a mano su pellicola 70mm è appoggiato a terra; retroilluminato e ancorato come un loop infinito – un pensiero continuo. Il testo dialoga con temi connessi con la definizione di spazio. In Near the Small Magellanic Cloud un drappo di feltro con un testo ritagliato è tratto da una pagina del manifesto di Henrietta S. Leavitt, la cui invenzione subito non ebbe riconoscimento. L’opera crea un doppio livello di lettura: sul feltro e sul testo proiettato a parete.

Al piano di sotto la scultura filmica Focus Puller proietta un testo da una superficie in vetro all’altra, cercando di renderlo visibile. Questo lavoro è stato sviluppato per la mostra “Rosa Barba: Subject to Constant Change” al Turner Contemporary di Margate 2013, dove una serie di sculture e film sono stati messi in relazione alle lezioni di Turner sulla prospettiva. Come in altri lavori basati sul linguaggio, Il testo proiettato è una sorta di monologo enigmatico che ruota attorno a un pensiero o un’idea.

Nella sala accanto è presentato Somnium. Il film in 16 mm è ispirato all’omonimo racconto dell’astronomo Keplero (1634), considerato il primo trattato scientifico sull’astronomia lunare che presentava una descrizione immaginativa dettagliata di come la Terra potesse apparire vista dalla prospettiva della Luna. “Prendendo in prestito il titolo Barba ha tratto ispirazione sia dal racconto che, altrettanto importante, dal suo notevole successo nello stabilire una nuova ontologia della visione”. (da Lynne Cooke, “Suspended Stories: Rosa Barba’s strategic narrativity”). Girato a Rotterdam in un sito progettato per un futuro porto, che diventerà operativo nel 2030, Barba introduce nelle sue registrazioni un paesaggio di per sé surreale e disabitato, che cattura il tono fantascientifico della storia di Keplero. Differenti livelli si intrecciano, i periodi di tempo diventano incessanti e topograficamente incerti. I confini tra realtà e finzione si risolvono nel linguaggio poetico della narrativa del film, accompagnato dalla musica di Jan St. Werner.

A pavimento l’installazione luminosa Pensiero Spaziolungo. L’opera, parte di una serie di lavori al neon presentati nel giardino cinquecentesco di Villa Medici a Roma, si svela al buio come poesia fluttuante nello spazio. Difficile da leggere dal livello del suolo, l’opera sembra essere concepita per la prospettiva a volo d’uccello.

Rosa Barba ha presentato i suoi oggetti scultorei, installazioni, performance dal vivo, interventi site specific e opere cinematografiche per quasi due decenni. Il suo lavoro è stato esposto in numerose mostre personali e collettive, biennali e festival di cinema in tutto il mondo. Le mostre personali recenti includono Remai Modern, Saskatoon, Canada (2018); Tabakalera, San Sebastian (2018); Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía, Palacio de Cristal, Madrid (2017); Pirelli HangarBicocca, Milano (2017); Vienna Secession (2017); Malmö Konsthall (2017); CAPC Musée d’art contemporain de Bordeaux (2016-2017); Schirn Kunsthalle Frankfurt (2016); Albertinum, Dresden (2015) e MIT List Visual Arts Center, Cambridge, MA (2015). Il suo lavoro fa parte di importanti collezioni pubbliche e private ed è stato ampiamente pubblicato, di recente, nei libri monografici Rosa Barba: From Source to Poem (2017, pubblicato da Hatje Cantz) e Rosa Barba: The Color Out of Space (2016, pubblicato da MIT List Visual Arts Center / Dancing Foxes). Rosa Barba ha ricevuto vari premi, tra cui il Premio Internazionale di Arte Contemporanea (PIAC) della Fondation Prince Pierre de Monaco (2016). Ha partecipato a numerose mostre collettive e biennali, tra cui la 32a Biennale di San Paolo (Brasile) e la 53a e 56a Biennale di Venezia.